Simone Ronzio            
 





Essere mitologico del folklore alpino,
docile erbivoro custode della montagna,
nomade ed eclettico nei costumi,
portatore di culture e segni antichi,
simbolo di mitologia e tribalismo.

Raccoglie i segni del tempo e dello spazio,
difende la biodiversità,
moltiplica pensiero.



All’origine del disegno

Una creatura fantastica emerge da miti e leggende che si perdono nella notte dei tempi. L’aspetto ricorda un incrocio tra esemplari del bestiario alpino (Gigiat-Dahu), forme divine orientali, folklore africano e sciamanesimo amerindio. Fusione multiforme, opera della fantasia della Natura, simbolo benevolo dell’integrazione fra le diversità della vita, impugna e difende i frutti di Madre Terra, danzando su un ritmo ancestrale. Le specie viventi e gli ecosistemi tendono all’equilibrio e alla simbiosi. L’alleanza degli esseri viventi. Allo stesso modo, ogni forma di cultura umana, nella sua particolarità, può tendervi oppure no. Il Faunus indossa gli ornamenti delle culture del pianeta, fuse in un unico essere, segni, semi di molti dove, di molti quando... E’ qui per ricordarci che il futuro è nelle nostre mani, nella nostra visione, ma ancor più in quelle della vita.

Autori
progetto sostenuto da Gastellina
progetto visivo: Simone Ronzio
testi: Emanuele Del Curto
stampa manifesto: Tipografia Bettini

Biodiversità

Difendere la biodiversità significa essere consapevoli che la forza della vita proviene dalle differenze che si mescolano, si fondono e si arricchiscono vicendevolmente. La rete della vita si adatta ad ambienti diversi e si rinnova costantemente, ibrida, crea. L’essere umano un tempo conosceva queste verità, finchè non ha scelto l’uniformità industriale e tecnologica, sotto il primato del (solo) valore economico. L’attuale sistema di agricoltura convenzionale ricerca la replicabilità e la stabilità di sementi e varietà. Ma la varietà di microrganismi, piante, animali ed ecosistemi sono la base della nostra sopravvivenza per via della capacità di adattamento e di sinergia a cambiamenti geografici, climatici e biochimici. Cambiamenti che possono essere legati a patologie agroalimentari e sinergia rispetto alla sostenibilità dei nostri modelli produttivi. Senza le biodiversità dunque gli ecosistemi (e noi con essi) divengono meno forti,resistenti, flessibili e in armonia. Difendere la biodiversità è difendere l’immaginazione... le biodiversità hanno con sé memoria storica e dei luoghi, costruiscono identità, chiedono sperimentazione. La biodiversità alpina valtellinese è un’armonia di specie viventi adattate a un contesto naturale unico e prezioso. Super alimenti per proprietà nutritive, perché in sinergia con l’ecosistema locale. Testimoni del patrimonio dei nostri avi, custodi di sapori, forme, colori, profumi... memorie. Come natura insegna, l’essere umano può ricercare e coltivare diversità, conoscenza e apertura, o rinchiudersi nella sola mente, non connesso con tutto ciò che è vivo, con le forze e le potenzialità della realtà. Rischiando di dimenticare valori come la genuinità, la lentezza, la spontaneità, la ricerca di ciò che è selvaggio, difficile, originale. Di omologarsi e impigrirsi in abitudini di consumo e benessere artificiali. Oggi ciò che mangiamo (e viviamo… ) è espressione di un territorio che rischia di impoverirsi di colture e culture, se queste non vengono salvaguardate e vissute. Chi volesse recuperare questa sensibilità può agire sulle specie vegetali e animali così come sulle idee, sulle capacità, sui talenti. Qui e ora, entro un orizzonte locale di valore.